Quale inverter per quale modulo?
La domanda naturalmente è: quale tecnologia modulare è caratterizzata dai problemi summenzionati? E quale inverter rappresenta la giusta soluzione? Un primo orientamento è dato dalla seguente panoramica nonché dalla tabella nella fig. 3.
Silicio cristallino (anche “c-Si”): Le celle spesse e incapsulate si dimostrano relativamente robuste da un punto di vista chimico e anche nei potenziali negativi non tendono alla corrosione. Generalmente non è necessaria una messa a terra. Per via del notevole spessore dei moduli, anche la relativa capacità parassita è per lo più relativamente ridotta. La maggior parte dei moduli cristallini può dunque essere utilizzata senza problemi con tutti gli inverter. Tuttavia vi sono due eccezioni alla regola:
- Alcuni tipi di celle, soprattutto quelle con entrambi i poli su un lato, tendono a effetti di polarizzazione nel funzionamento con potenziale positivo (problema n. 2). Solitamente a causare il problema è la messa a terra positiva del generatore, quindi, come già anticipato, la maggior parte degli apparecchi TL è fuori discussione.
- In alcuni moduli vetro-film è integrata una struttura metallica mesa a terra nella parte posteriore del film, e quindi la sua capacità parassita può essere inaspettatamente elevata (problema 3). Per evitare correnti di dispersione capacitive, dovrebbero essere impiegati in questo caso solo inverter che non presentano oscillazioni di potenziale apprezzabili sul lato CC (trasformatori o inverter senza trasformatore con topologia quiet rail).
Silicio a film sottile (a-Si): Le celle a base di silicio amorfo tendono a una corrosione del TCO, il che è legato a una costante dispersione di energia (problema n. 1). La soluzione consiste nell’impiegare una messa a terra negativa del generatore, possibile unicamente su inverter con trasformatore dotati dell'apposito kit di messa a terra del polo negativo.
Tellururo di cadmio (CdTe): Un contesto simile a quello del silicio amorfo è ipotizzato anche per i moduli a film sottile basati su tellururo di cadmio. Anche in questo caso si suggerisce una messa a terra negativa, salvo il produttore non conceda espressamente un’abilitazione diversa.
Rame-indio-selenio (CIS) o rame-indio-gallio-selenio (CIGS ): Grazie alla struttura del substrato non sono state osservate finora corrosioni del TCO, nella maggior parte dei casi è possibile rinunciare a una messa a terra. Tuttavia occorre tener conto che per quanto riguarda i moduli CIGS esistono diversi processi produttivi. Nei singoli casi è opportuno richiedere un suggerimento del produttore.
Celle fotovoltaiche flessibili Le celle flessibili attualmente disponibili sul mercato si basano, oltre che su CIGS, su silicio amorfo che però viene fabbricato nella struttura del substrato e quindi non viene a contatto con il vetro. Anche in questo caso non sono state osservate corrosioni del TCO, non è necessaria una messa a terra. Tuttavia lo spessore ridotto può rappresentare un problema in questo caso: le capacità parassita dei laminati flessibili possono essere molto elevate soprattutto in caso di montaggio su una superficie metallica o in caso di umidità e pertanto nel funzionamento con alcuni inverter senza trasformatore può causare elevate correnti di dispersione (problema n. 3). Per evitare una disinserzione indesiderata, si suggerisce l’impiego di un inverter, che non mostri oscillazioni di potenziale apprezzabili sul lato CC (trasformatore o inverter senza trasformatore con topologia quiet-rail).
Con gli inverter disponibili sul mercato è possibile quindi realizzare non solo tutte le configurazioni possibili immaginabili di impianto, ma anche impiegare senza problema tutte le tecnologie modulari disponibili, se il progettista tiene conto delle rispettive tipologie e sceglie l’inverter più idoneo. In qualità di leader di mercato nel settore degli inverter FV, SMA è in grado di offrire l’apparecchio adatto a qualsiasi scopo d’impiego.